DAL CAOS AL COSMO
L’abecedario planetario
-Teoria, metodologia, didattica e strategie per l’alfabetizzazione transculturale-
-In tutte le librerie-

Il libro nasce dall’ipotesi di poter costruire una didattica che eviti il nozionismo, il dogmatismo, l’autoritarismo, e, in particolare, la stereotipia. Inoltre è creato dalla esigenza di costruire una metodologia capace di affrontare i gravi problemi didattico-educativi posti da una società ormai multiculturale che vede le nostre classi frequentate da bambini provenienti da più continenti.
Bolle è un segmento de La Didattica del Villaggio, che si articola in più volumi e che trova la sua naturale prosecuzione nel volume L’immagine racconta, il racconto immagina – la scrittura creativa.
Il libro di 163 pagine, corredato di numerose schede illustrative e di organiche consegne, si divide in otto capitoli, ciascuno dei quali, nella prima parte, imposta e chiarifica i problemi, nella seconda parte, presenta le varie prove che svolgono il percorso di alfabetizzazione.
Le concrete strategie puntano al superamento della stereotipia e alla creatività. Come massima espressione della novità del metodo è il termine “costruzione”:
- Introduzione
- I Cap. Costruzione dello scarabocchio
- II Cap. Costruzione dell’immagine
- III Cap. Costruzione delle lettere
- IV Cap. Costruzione dell’alfabetiere
- V Cap. Costruzione della sintassi
- VI Cap. Costruzione della frase
- VII Cap. Costruzione del racconto
- VIII Cap. Un’unità didattica: Costruzione delle bolle
Interventi
La Didattica del Villaggio, dal 2004, è oggetto di corsi di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti.
La medesima è stata oggetto di Tesi di Laurea con lode presso l’Università degli Studi di Urbino nel 1999-2000 e di Tesi per l’anno di prova di tre insegnanti presso la Flavia Casadei del Circolo di Viserba e di Verucchio nel 1999-2000-2001.
Presentazione
Bolle è un’unità didattica relativa al percorso che va dalla pre-scrittura alla libera composizione e si presenta come una perseguibile metodologia con sottesi rimandi a indirizzi teorici ma anche alle esperienze e alle riflessioni e alle memorie dei lettori.
Vuole essere ed è, sicuramente, un testo teso a coniugare istanze pedagogiche e psicologiche con la prassi finalizzata ad operare nel quotidiano orizzonte dell’insegnamento. In questa prospettiva interessante è la lettura del bambino protagonista ed artefice della propria conoscenza in un continuum che non è solo qualità dell’offerta formativa nella scuola attuale, ma è continuità esperienziale attraverso osservazione ed esplorazione di contesti, ambienti, culture, ricerca di legami di senso, simbolismi, differenze al fine di cogliere nella complessità del caos la pluralità e l’organizzazione del proprio cosmo.
È l’abecedario planetario quello che educatori ed insegnanti dovrebbero utilizzare per l’alfabetizzazione di bambini figli di un mondo globalizzato, dove interculturità e pluralità di linguaggi sono solo alcune caratteristiche di un sapere all’insegna della multimedialità e del cambiamento. Allora perché non riscoprire quanto l’io possa avere in comune con l’altro per parlare e comprendere lo stesso linguaggio proponendo l’abecedario come strumento operativo che accende i riflettori sulle migliori istanze pedagogiche e traduce attivismo e puerocentrismo in abilità e competenze per imparare ad imparare creativamente?
Le diverse intelligenze sono le variabili personali per scomporre, selezionare e ricomporre il proprio sistema di riferimento affettivo, cognitivo, simbolico, valoriale, sociale.
La Didattica del Villaggio è, indiscutibilmente, la didattica del villaggio globale di McLuhan: essa pone attenzione alla capacità del bambino di ripercorrere autogeneticamente le tappe dello sviluppo dell’umanità e si colloca in una dimensione in cui segno, colore, immagine, simboli si fondono in una complessità linguistica reale e virtuale, in una sorta di caleidoscopio in continuo movimento.
Così, come una bolla di sapone rappresenta per un bambino un piccolo magico mondo che incuriosisce e stimola, lo scarabocchio assurge, da mero segno spontaneo tracciato in uno spazio, a strategia didattica che avvia percorsi di produzione e lettura di immagini e successivamente di prelettura, di prescrittura ed insiemistica.
Le schede, non più rigidi strumenti strutturati, diventano spazi creativi. È lo stesso bambino che traccia segni sulla base di input emotivi e, stupito, rintraccia forme, immagini a volte fantasiose ma, sicuramente, proprie e non stereotipate, fino ad arrivare a utilizzare il nuovo habitus operativo per costruire testi poetici e narrativi.
Altro e molto ancora il testo si presta a suggerire agli operatori che intendono avvalersene; lascia infatti la sensazione di aver ritrovato il bambino con l’immagine mentale di mani che si cercano e si intrecciano, le mani dei bambini dell’auspicabile mondo di domani.
Dott. Rita Baglioni